DIALOGHI TRIDIMENSIONALI, fra cose d’Africa e Italian Design è l’iniziativa che inaugura le attività di AFRALIA. Il primo transito su quel ponte lanciato fra le rive dei due mari, su cui viene promosso e raccontato l’incontro fra le “cose” d’Africa e il design italian. Pensiamo infatti che gli oggetti che recano le storie degli uomini sappiamo spesso raccontare meglio che con le parole le intenzioni e i sogni di ognuno. DIALOGHI TRIDIMENSIONALI vede la partnership fra AFRALIA e IED, che ha prestato a questa operazione le sue stanze di pietre e di pensiero per poter dar dimora a questa unione.
Dialoghi Tridimensionali
Alcuni oggetti africani della raccolta di Carlo Gobbo, Presidente di Afralia, e alcune immagini del design italiano, selezionate a cura della Direzione Scientifica di IED, sono i soggetti dialoganti di questa iniziativa. Non una mostra d’arte africana e non una mostra di design italiano. Dialoghi, appunto, tra culture differenti ma non estranee, tra culture che nel grande vortice della storia e delle contaminazioni linguistiche, artistiche e simboliche hanno molto più da dirsi di quanto si possa immaginare.
La scoperta dell’arte africana da parte degli artisti europei a cavallo tra gli ultimi due secoli ha rivoluzionato il linguaggio di grandissimi artisti come Cézanne, Matisse, Brancusi, Modigliani, Picasso, Giacometti e tanti altri non meno importanti.
Anche a questi maestri guardavano i nostri artisti/designer che, lavorando prevalentemente nel nord industriale del Paese, implementarono la nuova cultura del design di origine nord europea, fondendo il rigore teorico di quelle origini con linguaggi espressivi di provenienza afro-asiatica. Una libertà espressiva che negli anni ha connotato la diversità del design italiano nel contesto internazionale, per il suo rapporto sia con l’arte sia con l’industria e la tecnologia.
Non si vuole sostenere che tutto il design italiano abbia avuto questo orientamento, ma certamente molti progettisti italiani (in modo per lo più inconsapevole e a volte solo in alcune opere) hanno tessuto questo filo rosso con risultati davvero sorprendenti. L’antropomorfismo, la volumetria geometrica degli oggetti, la doppia immagine, il mandala “laicizzato” e la verticalità sono alcuni parametri di lettura che intessono questi dialoghi tridimensionali senza parole. Dialoghi tra cose, merci e feticci di diverso ordine, il cui significato va ben oltre la loro funzione d’uso e simbolica.
E qui, si apre il dialogo…
Carlo Forcolini
Direttore Scientifico
Gruppo IED